caldaie

Il primo prodotto di caldaia

Il primo prototipo di caldaia

 

 

Immaginiamo una sfera di metallo, cava, colleghiamo ad essa dei tubicini tangenziali collegati al suo interno, ora mettiamo dell’acqua nella sfera e posizioniamola sulla fiamma, a breve l’acqua comincerà a bollire e la sfera per effetto della vaporizzazione a ruotare. Siamo di fronte al primo prototipo di caldaia mai costruito prima di allora; parliamo della famosa “sfera di Eliogabalo”. Piccolo prototipo di motore a scoppio.

Ai tempi di Eliogabalo si era lontani dal pensare che tale marchingegno potesse avere degli utilizzi effettivi poiché non si era neanche ancora a conoscenza delle grandi potenzialità del vapore e quindi di concetti quali pressione, depressione etc. figuriamoci se si avesse a disposizione del combustibile appropriato. Eliogabalo non ebbe seguito. Almeno fino alla fine del 1600 quando al vapore vennero riconosciute alcune notevoli “virtù”.

Fu a partire dal 1700 il periodo illuminista per intenderci che il vapore entra effettivamente in scena come produttore di energia meccanica, da l’’impiego della forza-vapore come tecnologia delle caldaie. Che forma poteva avere la prima caldaia messa in funzione ? A larghe linee non si differenziava molto da quelle prodotte fino ad oggi, ovviamente lo scopo e i processi base di funzionamento sono gli stessi ma una caratteristica più che visibile tra la prima caldaia detta “Cornovaglia” e le seguenti c’è E proprio la grandezza.

Il modello Cornovaglia era un recipiente metallico, cilindrico e il focolare era allocato al di sotto di esso, si trattava di carbone certamente. Col tempo e a causa della bassa produzione di calore prodotto da caldaie Cornovaglia, vennero inseriti all’interno del cilindro dei sistemi a fascio tubero, che praticamente delle serpentine metalliche percorrevano il volume dell’acqua riscaldandola più in fretta e maggiormente. Poi siccome, si sa, l’uomo tende ad evolversi, a soddisfarsi , a migliorarsi venne il momento glorioso di due individui: Babcock e Wilcox, due statunitensi che nel 1867 inventarono una caldaia davvero innovativa da loro definita “non esplodente”. L’innovazione? All’interno delle serpentine suddette non circolavano i fumi prodotti dalla combustione del carbone bensì acqua che veniva fatta prima vaporizzare.

In questo modello si potevano usare tubi più piccoli e contorti. Ottennero caldaie più piccole con parità di sviluppo calorifero. L’acqua essendo in quantità minori, riscaldava prima e le parti a pressione essendo anche esse ridotte definirono la caldaia stessa come “non esplodente”.

Non possiamo negare che all’evoluzione delle caldaie sia legato l’utilizzo dei combustibili. Dal legno,combustibile per eccellenza, si è passati al carbone che per centocinquant’anni si è piazzato in vetta alle classifiche di tutti i combustibili più usati. Poi si fecero strada i combustibili liquidi e con l’avvento di essi fu necessario sostituire i focolari (praticamente delle griglie con brace continuamente alimentate da carbone) con altri sistemi tipo la camera di combustione che miscela combustibile liquido e comburente gassoso.

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